Il Work for Equity rappresenta una delle più interessanti innovazioni introdotte per sostenere la crescita delle startup e delle PMI innovative. Consente di remunerare soci, collaboratori o consulenti non con denaro ma con quote o azioni della società, valorizzando così il loro contributo professionale, tecnico o strategico. In altre parole, chi mette a disposizione know-how, competenze o servizi qualificati può diventare parte integrante del capitale dell’impresa, partecipando direttamente ai risultati economici e al valore creato.
Base normativa e riferimenti
L’istituto è disciplinato dall’articolo 27, comma 4, del D.L. 179/2012 (Decreto Crescita-bis) e chiarito dalla Circolare n. 16/E dell’11 giugno 2014 dell’Agenzia delle Entrate.
La normativa si applica alle startup innovative e agli incubatori certificati, con l’obiettivo di favorire la capitalizzazione e la fidelizzazione delle risorse chiave senza intaccare la liquidità aziendale, elemento spesso critico nelle fasi iniziali di sviluppo.
Obiettivi e vantaggi del Work for Equity
Il WFE persegue due obiettivi principali:
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- Favorire l’acquisizione di competenze strategiche, consentendo di accedere a professionalità qualificate anche in assenza di risorse finanziarie immediate.
- Allineare gli interessi dei collaboratori con quelli dell’impresa, poiché la remunerazione dipende dal successo futuro della società.
Questo approccio genera un forte coinvolgimento nel progetto imprenditoriale, trasformando consulenti e collaboratori in veri e propri partner di crescita.
Regime fiscale agevolato
L’aspetto più rilevante è la totale irrilevanza fiscale dell’apporto al momento dell’assegnazione: le quote, azioni o strumenti finanziari partecipativi ricevuti non concorrono alla formazione del reddito (Circ. 16/E/2014, pp. 31-32).
La tassazione è differita al momento della cessione e riguarda solo l’eventuale plusvalenza, soggetta al regime dei redditi diversi.
Ciò consente di evitare la tassazione immediata del valore dei servizi prestati, incentivando l’uso dello strumento.
Differenze rispetto ad altri piani di partecipazione
A differenza delle stock option e dei piani di azionariato diffuso (art. 51, c. 2, lett. g, TUIR), il Work for Equity:
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- non richiede che il piano sia destinato alla generalità dei lavoratori;
- può essere rivolto a singoli collaboratori strategici;
- non prevede limiti di importo non imponibile;
- non decade in caso di cessione delle quote alla stessa startup.
Questi elementi lo rendono uno strumento flessibile, adatto anche a contesti di dimensioni ridotte, dove è fondamentale premiare il contributo di figure chiave.
Aspetti procedurali e contabili
Per attivare un piano Work for Equity occorre:
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- una delibera assembleare che approvi l’operazione, definendo beneficiari, quantità e valore delle quote;
- una valutazione dell’apporto mediante perizia o criteri oggettivi, specie in caso di opere o servizi immateriali;
- la registrazione nel libro soci e la comunicazione al Registro Imprese;
- l’indicazione nella nota integrativa, utile anche per il monitoraggio dei requisiti di startup innovativa.
È inoltre consigliabile prevedere clausole di vesting (maturazione progressiva delle quote) e bad/good leaver, che disciplinano la permanenza o la perdita delle partecipazioni in base al comportamento o alla durata del rapporto.
Conclusioni
Il Work for Equity è molto più di una forma alternativa di remunerazione: è un vero e proprio strumento di governance partecipativa.
Permette di attrarre talenti, consolidare relazioni professionali e rafforzare la struttura patrimoniale dell’impresa, favorendo la sostenibilità e la competitività nel lungo periodo.
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FAQ
Che cos’è il Work for Equity?
È una forma di remunerazione in cui opere o servizi vengono compensati con quote o azioni della società invece che in denaro.
Chi può beneficiarne?
Soci, consulenti e collaboratori che apportano valore alla startup o all’incubatore certificato.
Qual è il vantaggio fiscale principale?
L’irrilevanza fiscale al momento dell’assegnazione e la tassazione differita alla cessione delle quote.
Serve una delibera societaria?
Sì, l’assemblea o il CdA deve approvare il piano, definendo beneficiari, criteri e valore delle quote.
È simile alle stock option?
No, il Work for Equity è più flessibile, non ha limiti d’importo e può essere rivolto a singoli collaboratori strategici.