Stop the Clock: due anni di proroga per la rendicontazione ESG
Con l’approvazione del Pacchetto Omnibus I il 14 aprile 2025, la Commissione Europea introduce il cosiddetto “Stop the Clock”, una misura che concede due anni di proroga agli obblighi di rendicontazione previsti dalla CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive). L’obiettivo è alleggerire il carico burocratico e permettere alle aziende di adeguarsi gradualmente ai nuovi requisiti.
Il numero di imprese coinvolte viene drasticamente ridotto: da oltre 50.000 a meno di 7.000, grazie a soglie più elevate e all’introduzione di standard semplificati per le PMI. Le nuove scadenze sono:
- Grandi aziende non soggette a NFRD: primo bilancio nel 2028 (relativo all’esercizio 2027).
- PMI quotate: rendicontazione a partire dal 2029 (esercizio 2028).
- Aziende di Paesi terzi con filiali o succursali in UE: obbligo dal 2029.
Questa proroga non significa un allentamento degli obiettivi, ma un tempo aggiuntivo per strutturare sistemi di raccolta dati e processi interni più solidi.
Gli acronimi chiave per orientarsi nella normativa
Per comprendere appieno la riforma, è importante conoscere il significato dei principali acronimi:
- CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive: la direttiva UE che rende obbligatoria la rendicontazione ESG per le aziende di grandi dimensioni e, progressivamente, per le PMI.
- ESRS – European Sustainability Reporting Standards: standard tecnici sviluppati da EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) per garantire comparabilità e trasparenza dei dati.
- VSME – Voluntary SME Standards: standard volontari e semplificati per le PMI non quotate, che vogliono anticipare le richieste normative.
CSDDD e Tassonomia UE (menzionati nel successivo Omnibus 2): regolano rispettivamente la due diligence in materia di diritti umani e la classificazione delle attività sostenibili.
Doppia Materialità: il principio che resta immutato
Nonostante proroghe e semplificazioni, la doppia materialità rimane un pilastro fondamentale della CSRD. Le aziende devono valutare i temi ESG su due fronti:
- Materialità finanziaria (Outside‑In) – analizza come i fattori ESG, come i rischi climatici, la reputazione o l’accesso ai capitali, incidano sui risultati economici dell’impresa.
- Materialità d’impatto (Inside‑Out) – valuta l’impatto dell’azienda su ambiente e società, considerando emissioni di CO₂, uso delle risorse naturali, diritti dei lavoratori e condizioni di lavoro lungo la catena del valore.
La doppia materialità consente di individuare rischi, opportunità e priorità strategiche, integrando la sostenibilità nella governance aziendale. Non è solo un adempimento formale, ma un approccio utile a rafforzare la competitività, attrarre investitori e migliorare la reputazione sul mercato.
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